Fuori tempo

Un ritardo, un treno arrivato fuori tempo massimo, e il ritorno a casa si fa più lungo. Stupefacente quanto pesi un differimento di pochi minuti la sera; ha un peso specifico direttamente proporzionale al desiderio di arrivare.

Osservo il tabellone delle estrazioni a sorte dei prossimi orari di partenza (non me ne vogliano le regie ferrovie), con l’umore appiccicato su quell’elenco.

Improvvisa, come dopo la pausa tra un brano e l’altro dei vecchi dischi in vinile, che lastricavano il silenzio di un lieve fruscio, un’arpa fa sentire la sua voce, portata a spasso dal suo semplice padrone nel mondo dei suoni.

La tabellina dei ritardi con il mio umore incollato sopra si allontana dal mio mondo, mentre quella musica passa tra la gente, bussando al cuore di ognuno perché ha le mai piene di regali.

Mi sono avvicinato all’arpa e ai suoi giochi, come viandante infreddolito si avvicina ad un fuoco per scaldarsi, e non riesce a smettere di osservare le fiamme che danzano e disegnano forme sempre nuove.

Pensavo che ad essere fuori posto e fuori tempo in quel sottopasso che intubava la nostra fretta tra un binario e l’altro fosse la musica; invece ero io.

© Scampoli

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