L’Autore

Tutto ciò che è pubblicato in questo blog, è esclusiva espressione del mio pensiero, e non è fatto a nome o per conto di alcuna realtà esterna, che non sia il fatto che semplicemente “mi va”. Spesso questo si dimostra essere l’unico vero motivo, né io saprei darne altri.

I testi sono di proprietà dell’autore; sono consentiti solo gli apprezzamenti, i commenti e la condivisione secondo i meccanismi previsti dal sito. Per altre forme di riproduzione, anche parziale, occorre il consenso esplicito.

Mi sono dedicato alla stesura di questi pensieri spinto dalla necessità di esplorare – come si dice in questi casi – “quello che ho dentro”, condividendo con semplicità e senza pretesa alcuna il risultato delle mie riflessioni.

Con mia sorpresa, è stato come scavare in miniera, e un sassolino dopo l’altro ho estratto considerazioni che hanno stupito in primo luogo me stesso. Essere autore di quanto estratto, in certi casi lo riscopro emozionante.

Gli ambiti e i confini sono dettati solo dalla portata della mia meraviglia, e includono tutto ciò che in qualche modo colpisce la mia attenzione, e mi spinge a rivedere quelle cose da una prospettiva differente, più alta se mi è concesso.

Il nome “Scampoli di vita” vuole suggerire l’idea che da una moltitudine di frammenti di stoffa, può prodursi un mosaico che disegna un altro orizzonte. L’ambito dei pensieri contenuti viaggia in quel mondo al confine tra realtà umana e spirituale, e prende spunto dal creato per andare oltre, per condividere tra noi incoraggiamento e fondata speranza, merce rara di questi tempi.

Le due realtà si legano l’una all’altra, in modo che questi due orticelli non perdano quel reciproco richiamo che li ha visti nascere.

Concludo con la speranza che quanto qui riposto possa servire a far circolare “del bello e del buono”, e possa accompagnare per un pezzo di strada i miei e vostri pensieri. E – come per l’Incanto Patronus di Harry Potter – possano essere quel pensiero felice fondamentale per evocare il magico Protettore.

e sanza cura aver d’alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle.” (Divina Commedia, Inferno XXXIV)

Scampoli

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