Nicht Hinauslehnen

Certo, lo sanno tutti che significa “Non sporgersi dal finestrino”. Targhette consunte dal tempo, sempre uguali a loro stesse, indifferentemente aggrappate a quella finestra sul mondo in movimento. Non credo che saranno molti i tedeschi ad averlo letto, perché di questa etnìa ne passano pochi per questa tratta.

Ma loro resistono pazientemente, attendendo che uno sguardo familiare finalmente li scorga, per recepire l’ovvio allarme. Credo sia l’avvertimento letto più ancora di quello in italiano, perché il fascino del forestiero…

Ma queste targhette (italiano, francese, tedesco e inglese, ricordi?) hanno da sempre fatto compagnia a tutti noi, che desideravamo un posto vicino al vetro. Chissà perché. Allora, nei tempi in cui i doppi vetri non avevano conosciuto i mezzi pubblici, rigoli di gocce di condensa giocavano a disegnare linee improbabilmente rette. Ora abbiamo cacciato via la condensa, e risparmiato fazzolettini di carta nel vano tentativo di asciugare in inverno un rettangolo rugiadoso.

Ma da sempre quel posto, più vicino alla vita che scorre, ci ha attirati come da bambini che vogliono vedere fuori. Forse perché faceva scorrere i sottotitoli ai nostri pensieri che potevano vagare per nuovi possedimenti; forse perché potevamo volgere lo sguardo altrove; forse perché ci sembrava di poter avere un mondo tutto nostro in cui immergerci, isolati dal resto che non era a più di qualche decina di centimetri da noi. Forse.

Anche stavolta quel finestrino non ha mancato di invitarmi a mettere il gomito lì, dove una piccola grata sbuffa refoli a temperatura indefinita, e appoggiato il mento nel cavo della mano, iniziare un viaggio nel viaggio.

© Scampoli