Il temporale

Quanto ci vuole per colmare le distanze, quando i venti contrari allontanano le barche dalla riva della comprensione. Sembra di viaggiare sempre nella direzione sbagliata. E anche oggi magari è successo; un refolo di brezza che con un gioco di rimbalzo è divenuto temporale, che regala noccioline battenti sulla carrozzeria del cuore, che fanno il bozzo da tanto cadono dall’alto, cullate lungamente da un vento che le ha tenute alla larga dalla terra solo perché spinte con forza verso l’alto. Poi il vento è mancato, la stanchezza è venuta, e nel momento sbagliato la battuta sbagliata ha aperto le porte alla discussione.

Nella foga delle armi nulla ci ferma, ma nell’infermeria dell’anima già si preparano i medicamenti. Lo sanno che arriveranno anime ferite, come a capodanno dopo i botti. Questo è il momento in cui il medicamento di quel po’ di tempo necessario, perché scenda la marea ma non passi il coraggio, torni a far germogliare la fiducia. Ci vuole coraggio, lo so, ma c’è un’anima dentro, non un nemico. Fragile come me.

Quello è il momento in cui sulla riva di un mare in quel momento troppo grande, un mappa antica quanto il sodalizio che unisce torni ad indicarci la rotta. Chi siamo noi qui ora. Cosa è successo, perché mi sono sentito così, diamo un titolo a quel “così”, che aiuta. Si fa come gli alpinisti sorpresi da una scarica dalla parete; una voce se ci sei, raccogli la corda, un po’ di forza di braccia, quella sporgenza va bene, la tiro anche io la corda, la cengia è vicina.

Forse sono fatiche che si ripeteranno, ma anche questa volta si è arrivati a tirarsi su, per accorgersi di essere di quel tanto più in alto.

© Scampoli