Un finale inatteso

Due parole scambiate, un inizio consueto di conversazione, magari un incontro non previsto, chissà. Iniziare da un “come va” può portare dovunque, è una porta aperta su un finale qualunque, tu non lo sai.

Ma inatteso quel commento approfondisce il colloquio, e piano il mondo attorno sfuma, te ne accorgerai solo più tardi, quando misurerai il tempo passato e come un atleta meravigliato scopriarai di aver fatto un salto più lungo del previsto.

Il sentiero della voce come strumento docile ti porta in terre nuove, e svuota il troppo pieno che hai dentro perché se è vero che nessuno ti risolve, è pur vero che se ti ascolta è diverso.

Non c’è la soluzione al termine del sentiero che percorri, e tu lo sai. Ma sotto il suono della voce e dei gesti il calore del sole degli animi ti scalda dentro.

Solo quando dall’altra parte della libertà di chi è con te sboccia un abbraccio, capisci che tutto il possibile si è compiuto, e ti accorgi che da qualche parte, ma non sai dove né quando, hai perso un po’ di sassi del tuo zaino, perché ti ha saputo leggere, come libro aperto.

E forse – per un attimo soltanto – ti sei sentito bambino.

© Scampoli

Un abbraccio finale inatteso