Storia di una nuova vita

Aprì gli occhi, ma capì subito che qualcosa non andava. Una sensazione nuova lo invadeva dopo un sonno che non aveva lasciato chiari ricordi di prima. In realtà sapeva di non essere nato ora, ma quandomai uno appena nato ha una così chiara coscienza di sè? Era spiacevole non sapere nulla del prima, ma troppo intensa la novità di adesso per preoccuparsene. “A questo ci bado dopo” pensò, indeciso sul da farsi.

Ma non riusciva a capire la novità, anche perché non c’era un “prima” a cui riferirsi. “Chissà se è per tutti così, magari è normale” si disse fiducioso; immediatamente si rese conto che aveva già realizzato che c’erano altri come lui.

“Se anche ci sono, non li vedo; a dire il vero, non ci vedo per niente bene; ma come mi sono conciato, sbronza serale per caso? No, niente mal di testa” pensò preoccupato. Ma dovette ricredersi poco dopo, quando il mondo assumenva luci e colori più definiti.

Con fatica uscì dal suo giaciglio, che lo aveva custodito con cura, sebbene gli sembrasse un po’ troppo leggero. Fu allora che si rese conto di essere in alto, e gli tornò alla mente qualcosa della vita di prima.

Un’esistenza passata a preparasi; era questa la sensazione che ricordava. Ma non sapeva cosa avrebbe dovuto fronteggiare, né come. “Certo un po’ di appetito c’è” si disse impaziente, ma anche indeciso sul da farsi.

Non era ancora in grado di muoversi come avrebbe voluto, per qualche ragione, ma la sensazione preminente era quella di trovarsi nella melassa, che più cerchi di muoverti più fai fatica. “Mi sembra che vada meglio, però” constatò più sereno poco dopo, avvertendo che ogni cosa pian piano trovava il suo posto e le sue sensazioni. Nuove, ma in qualche modo già sapute; chissà perché.

Il sole non aveva fatto molta strada quando si sentì in grado di andarsene da quel posto. Ma non si rese conto che nel frattempo quei foglietti spiegazzati che aveva al fianco si erano trasformati in splendide ali di farfalla, e non si meravigliò di poter vedere tutto dall’alto, abbandonando senza indugio il ramo su cui era, lasciando come ricordo sbiadito un bozzolo spiegazzato, come coperta di un letto disfatto che ormai non serviva più a nessuno.

Fu un attimo, e capì chi era, e perché.

© Scampoli

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