Quella panchina che hai nel cuore

È rimasto lì, nascosto tra le fessure di una panchina. Una bricola, un frammento, un pezzetto. Né grande né piccolo. Senza una forma precisa, ma si incastra perfettamente come tessera di puzzle a quell’altro pezzo, più grosso, del tuo cuore.

Respira ancora, si muove, vive e vivrà per sempre. Distaccato ma unito a te da un filo sottile fatto di materia sconosciuta, legato da incantesimi di antica memoria soffiati in noi da uno spirito vitale al principio dei tempi.

Eppure appartiene a un altro tempo, non è più cosa mia, è passata; non dovrebbe essere che il tempo – com’era? – ripara ogni cosa, o simili? Mi sa che non c’è nulla da riparare. Ecco perché.

Quel ricordo così profondamente impresso in me, e così tenacemente legato a un oggetto, a un luogo, a una cosa di questo mondo. Magari a quella panchina, dove parole piene di significato hanno popolato di gratitudine o di affetto un momento comune.

Mentre il tempo allora passava silenzioso per non disturbare, non ti eri accorto che un frammento di te rimaneva lì in quel posto, in quella panchina che ormai ti appartiene. Non vuole scappare, solamente desidera custodire per te quel momento, e restituirtelo nuovo quando – per caso o per precisa volontà – tornerai sui tuoi passi.

© Scampoli

Quella panchina dove il cuore è rimasto