Minatore dell’anima (storia di un perché)

Al principio è solo terra. Una galleria da piccola, un’intenzione timida, che non sa dire altro che “non è il caso”. Ma si scava. Si inizia ad andare a fondo, dapprima qualche minerale caruccio ma va bene per giocarci da piccoli.

Solo quando inizi a non vedere più la luce del sole, perché sei dentro di te, nel momento in cui guardi in faccia davvero quel che provi, sai che ci vuole anche un po’ di coraggio. Ma ci provi, ed inizi a raccontarti, e nel farlo ti conosci, quasi a rivedere un’antica amicizia.

Sì, sei proprio tu. Vien fuori dalle vene della terra di cui sei fatto, da quel che provano carne e sangue che abiti. Non pensavo che ci fosse altro, ma nemmeno che ci fosse tanto. Non è merce da vendere, ma scampoli di vita da condividere come la merenda a casa di amici.

E quando riemergo impolverato di me stesso, e ripongo le piccole cose figlie della molta terra scavata, mi scopro a mirarle con meraviglia, mentre riposano dopo la fatica di aver visto la luce per la prima volta, aver preso forma per sempre ed avermi lasciato il loro sigillo, segno del loro passaggio.

E già attendo la prossima discesa nel grembo della terra. Chissà se troverò qualcosa.

Abbi cura di queste pietruzze.

© Scampoli

Minatore dell'anima