L’unico treno o l’ultima occasione

Non si sa mai se sarà l’ultimo treno, oppure l’unico. Se e quando – dopo – ne passerà un altro. Ma per il momento quello di un attimo fa è andato. Come sempre questo pensiero nasce dalla terra dei giorni quotidiani, ed accende un lumino da un’altra parte, dentro. Un’analogia tra vita e pensiero che spesso lascia tracce, come briciole di Pollicino, e mi fa ritrovare la strada di casa.

Se faccio caso alle situazioni in cui avrei potuto o voluto anche dire o fare qualcosa, e invece ho lasciato arrivare, fermare e passare l’unico treno, scopro che il più delle volte dispiace; e mi rimane addosso un piccolo rimpianto, che suona più come incitamento per la prossima volta che come rimorso per quella passata.

Così succede che nel tentativo di non perdere le buone occasioni, qualcosa ogni tanto cambia. Non mi aspetto né voglio svolte epocali, né credo che servano, ma se anche solo una volta ogni tanto salgo a bordo di quell’unico treno che passa, le conseguenze nel loro piccolo mi affascinano.

Può concretarsi nel dire o fare una cosa che da tempo in me avrebbe voluto esprimersi, oppure nel ringraziare per quel favore che stavo dando per scontato, nel chiedere aggiornamento su quella situazione di cui sapevo; vista la facilità con cui il peggio si fa strada, dire ciò che vale credo contribuisca a pompare un po’ di ossigeno nella circolazione globale, in un mondo che su certe cose vedo molto asfittico. Difficilmente si rimane a mani vuote di rimando.

È proprio vero che abbiamo dentro una vocina che è stata creata per farsi dare ascolto, e per indicarci la direzione giusta; proprio come gli annunci delle stazioni: “è in arrivo sul binario…”. Stavolta ci salgo.

© Scampoli