La strada verso Casa

Magari fosse così semplice andare a casa, si disse tra sé un giorno quell’anima. Aveva percorso tante strade, dentro di sé, molte più di quelle che aveva fatto – fuori – con i suoi piedi. Perché lo sanno tutti che i piedi dell’anima possono fare tantissima strada in un istante, e portarti in posti dove mai il cuore potrebbe arrivare da solo. Ha bisogno di compagnia, lui. Ma soprattutto ha bisogno di arrivare a casa sua, lì dove tutto un giorno senza tempo è cominciato, nella mente di Uno che non non conosce separazione tra pensiero, volontà, azione e realtà. In Lui tutto è uno, tutto è integro, ma soprattutto, tutto è casa.

Quella sera aveva tanti pensieri dentro, tutti di diversi colori, che come fiori senza vaso cercavano di sistemarsi tra loro in un qualche modo; che da soli tentano di fare un bel mazzo, ma che ci vuoi fare, se il giardiniere non ci mette del suo, sembra un’accozzaglia di petali e foglie. Anche quei fiori cercavano casa, e magari un posto dove mettere radici, per non appassire il giorno dopo. Ma bisogna arrivarci.

A sapere come fare, sarebbe un attimo. Se si sapesse dov’è e si avesse un buon navigatore, come sarebbe semplice: scrivo l’indirizzo qui, faccio cercare all’apparecchio la destinazione, e poi giusto il tempo di calcolare il percorso; dicono addirittura quanto traffico c’è lungo la strada. Come sarebbe bello potersi fidare di una rotta che hai deciso che sarà quella giusta. Perché alla fine sempre di qualcosa ti devi fidare, non fosse altro che del navigatore, che ha una mappa in pancia da qualche parte, un sistema (una magia, per noi umani) che fa calcoli e ti dice: per andare dove devi andare, ecco per dove devi andare. Si comincia girando di qua.

Certo anche così non sai cosa ci sarà nel mezzo, se ci saranno pedaggi da pagare, strade sterrate da fare, salite da afforntare, discese da guidare con calma, sentieri che devi lasciare la macchina e poi chissà come farai dopo, indicazioni da seguire senza distrarsi; ma anche se sbagli, parte il ricalcolo e dopo un po’… si dovrà fare qualche svolta in più, ma eccoci di nuovo sul percorso. Che bello poi sapere addirittura di essere atteso, lì dove deve arrivare, con una porta aperta e un abbraccio affettuoso ad attendermi.

Quell’anima sapeva bene qual era la sua meta: si chiamava felicità, pace, amore, armonia, serenità, amicizia, gioia. Tutti nomi diversi della stessa località: via del Cielo in centro al cuore, località anima, dove speri di ritrovare tutto, insieme con un Padre buono e la sua Famiglia, da cui tutti siamo un giorno partiti; a dispetto di tutto ciò che il tempo e la corruzione di questo mondo ti portano via ogni volta che arriva domani. Ma non sai come arrivarci.

Che fatica per quell’anima affidarsi ogni volta a una giornata, con la nostalgia di non poter avere un navigatore addosso; perché le ore di ogni giorno sembrano così banali, vuote e inutili, a volte.

In quel momento, quando vide lo stato d’animo di quella sua amata creatura, il Buon Pastore (anche lui era guida nel percorso del suo piccolo gregge) già sapeva cosa doveva fare. Gli dispiaceva non poter dire più chiaramente che proprio in quell’apparente monotona quotidianità, in realtà tante piccole cose, pensieri, ispirazioni e avvenimenti erano la voce narrante lungo la rotta che Lui aveva molto chiara, perché la mappa la conosceva tutta.

Ma sapeva dove la stava portando; conosceva la meta, e le difficoltà del percorso, e aveva ben chiaro che ne sarebbe valsa la pena, e che anche quell’anima l’avrebbe visto e capito. E quel giorno non gli avrebbe chiesto più nulla, quando una voce da dentro, potente come una carezza data con affetto, le avrebbe detto: “Sei arrivata, anima mia, ti stavo aspettando”.

© Scampoli