La macchina del tempo

Quante volte da giovane ti sei scagliato contro l’insulsa abitudine dei grandi di occupare spazi e mensole con oggettini, ninnoli, cosette, ricordini. Ci sarebbe stato così bene lì l’altoparlante dello stereo.

Ora che sei cresciuto, e ti sei sorpreso a fermarti qualche minuto davanti alla vetrinetta dei ricordi, hai capito. Non era l’ossessiva abitudine di accumulare cose. Ognuno di quei piccoli oggetti ti ricorda quella persona, quell’occasione, quella volta, quei tempi; si aggrappa a quello scampolo di vita passata di cui solo io ho la legenda.

Semplici strumenti perché la memoria della mia vita possa ancora tornare a trovarmi. Perché sotto gli addendi della somma della mia storia, lì sotto la riga del totale, ci sono io. Ma la fragilità dei ricordi ha bisogno di piccole macchine del tempo che li facciano rivivere, anche solo per un attimo, e portino la mente, il cuore e l’animo dov’è il mio tesoro.

Curioso come ci trasportino altrove col cuore e con l’animo, mentre il corpo rimane lì, a guardare un piccolo oggetto, ed il cuore si mette al volante, e ci porta via, dove lui solo sa.

© Scampoli

La macchina del tempo