Come ti senti

Mi succede come al cucciolo nascosto nel fondo della tana, che ha dovuto combattere per la sopravvivenza, e si è trovato alla fine con le sole forze per tornare a casa. Forse i fatti, forse i modi, ma tanto è bastato.

Adesso ci voleva quella voce, e quel “come ti senti” che mi fa alzare il viso in quella direzione. Forse è un bene che sia stato raggiunto, anche se volevo starmene di per me. Dipanare una matassa intrecciata, di troppi colori e di troppi nodi da sciogliere è cosa che non si può far da soli.

Così nel racconto ripercorro la storia, rileggo le emozioni, torno in quei luoghi antipatici, per far pace con un pezzo di vita. Non mi aspetto parole, semmai un luogo dove riversare l’acqua che ho dentro, perché sennò si sparge in giro, e bagna tutto.

Quando tutto è versato, e un fragile sorriso fa capolino, aria nuova trova la sua strada come primavera dalle finestre, togliendo quell’odore di polvere che sentirselo addosso fa sentire sporchi di terra.

E una porta di cui avevo perso le chiavi ora è finalmente aperta, e mi fa entrare in uno stato d’animo nuovo.

© Scampoli

Come ti senti