Come il pane ogni giorno

Non può essere fatto una volta per tutte. Non è capace di sfamarti per tutta la vita con una sola infornata, né di accompagnarti per più di una scarsa mezzora con i rumorini sottili che ancora fa quando viene tolto dal suo grembo caldo. “Se vuoi risentire quell’emozione, devi ripassare domani”, sembra dirti mentre piano si assesta e si calma dopo la corsa per crescere.

Come pane per il corpo, così il “ti voglio bene” per l’anima. Nasce nel caldo dell’intenzione, impasta pochi semplici ingredienti – disponibilità, attenzione, emozione, parole e gesti – mette se stesso come lievito in tutto questo, e in quello che nasce non li vedi più, perché senti un profumo nuovo prendere possesso dello spazio intorno a sé.

Al pari del figlio del grano e del lievito, è fatto per essere spezzato e per accompagnarsi al resto, per allietare la tavola e ognuno dei commensali, che conosci bene e per i quali hai riservato a ciascuno la sua parte, non sia mai che non basti. Né frammento va perduto, perché antica esperienza sa dove usarlo, e quando.

Ma già questa notte va preparata un’altra infornata per domani, e guai a dimenticarsi di impastarlo fin d’ora nel cuore e nei pensieri, se non vuoi far rimanere a secco i tuoi clienti migliori, che già di mattina presto busseranno al tuo negozio. Certo è fatica, ma quale dignità in tutto questo.

Dopotutto, di stesso amore è stato figlio tutto quel pane che ci vollero dodici ceste per portarlo via.

© Scampoli

Come il pane ogni giorno