Andiamo subito da lui

Era appena arrivato, lui con i suoi discepoli, dopo un giorno intero di cammino, ma la prima cosa che disse fu: “Andiamo subito da lui”. Andiamo subito, qui, ora, adesso, senza pensare a se stessi. Mi colpì più che tutto il resto, più delle chiacchiere, delle dicerie, dei racconti più o meno infarciti di dettagli secondo il numero di orecchie e bocche che avevano attraversato. E di quantità di buon senso che avevano trovato tra l’udito e la parola.

Ormai era da un po’ che lo seguivo, da lontano per la verità perché non sapevo che pensare di Lui. Visto e ascoltato da lontano, su di Lui se ne sentivano tante: chi raccontava dei suoi miracoli, chi delle sue parole; alcuni si sentivano toccati dentro quando li guardava, altri scappavano lontano. C’era chi credeva in Lui e in quello che predicava con l’esempio prima che con tutto il resto. Di sicuro doveva sopportare tanto odio da alcuni, come pure ricevere tanto amore da altri.

Ne ha guariti tanti comunque, e questo era innegabile vista la gran quantità di testimoni presenti. Forse per questo era scomodo, perché metteva a nudo le mancanze di alcuni. Di tutti in realtà, ma era tale la gioia di chi si sentiva guarito e perdonato per quel che aveva fatto, che davvero non si poteva che credergli quando diceva che era venuto per guarire, non per condannare. Il punto vero era che finché gli stavi lontano potevi credere a tutto, al bene e al male che di Lui si diceva, perché la distanza ti teneva al sicuro dal confronto. Ma essere trovati da lui era tutta un’altra cosa.

Era da vicino che tutto cambiava. L’aspetto, non so più se del corpo oppure dell’anima; la sua posizione rispetto alle cose del mondo; il tono di voce, il modo in cui apostrofava coloro che lo osteggiavano, come guardava e parlava a quelli che gli volevano bene. Di Lui dicevano anche che era tutto sommato un debole, buonista e disposto a perdonare tutto. Non era per niente così. Era con ciascuno esattamente come aveva bisogno. Sapeva rimproverare aspramente e far tacere chi lo meritava, e farsi confidare qualunque dispiacere o gioia.

Invece come cambiava il suo viso quando era contento. Un gesto di pentimento, una volontà sincera di diventare migliore, un sorriso che gli regalavano per una grazia ricevuta inaspettatamente, come lo facevano contento; bastava solo che leggesse una intenzione sincera, una speranza viva, una fiducia come di bambino; in quel caso andava contro tutto e tutti pur di sollevare quell’anima; e ci riusciva perché niente sembrava poterlo fermare.

A un certo punto divenne insopportabile per me rimanere nella nebbia di quelle dicerie; dovevo prendere la mia decisione, la mia direzione. Capii dopo che già quello era il suo modo di risvegliare il buono che era sepolto in me come sotto la cenere. Fu così che giunsi nei pressi della casa del suo amico di Betania, Lazzaro, ormai da qualche tempo malato, mentre vi arrivava con i suoi discepoli. La stanchezza era segnata sul suo viso come il calore sulla strada dopo un giorno di sole pieno. Ma anche stavolta non tenne nulla per sé, nemmeno il tempo per riposarsi un momento. “Andiamo subito da lui”, disse convinto quando gli dissero che una povera vedova era malata, e il figlio piccolo doveva elemosinare per le necessità quotidiane. Niente veniva prima delle persone e delle loro necessità.

Fu un momento, uno sguardo che non era stato dato per caso che il Rabbì mi rivolse mentre andava verso la casa di quella donna. Lo seppi nel momento stesso in cui fui visto. Nel preciso istante in cui fui trovato da lui. Passò proprio vicino a me, e bastò il gesto di una benedizione e di una carezza sul capo, di cui nessuno seppe mai nulla. Fu sufficiente quella per frantumare gli ostacoli e le funi che mi tenevano legato. La semplicità del suo messaggio di amore e di perdono, che invitava a essere buoni, e ad amare Dio e gli uomini nostri fratelli mi apparve in tutta la sua luce.

Ora toccava a me, ed ero finalmente libero di poter decidere. Parlai a lungo con i suoi discepoli, ascoltai ancora i suoi discorsi e vidi i suoi gesti, come quando si mise a servire ai tavoli in un convito di povera gente. Ultimo tra gli ultimi, eppure Maestro come non mai. Chi l’avrebbe mai detto che il mio Dio era disposto a tanto pur di avermi con Lui.

© Scampoli