Una vera meraviglia

Non te lo spieghi, non capisci perché; non è chiaro quali corde vada a toccare quella cosa che vedi, quel paesaggio in cui sei immerso, quel dettaglio qualunque. Ma sai che è davvero una meraviglia.

È come una mano invisibile che tocca le corde di uno strumento che non sapevi di avere dentro. Le corde vibrano, una musica nasce. Come un suono che si diffonde in te, ascolti un dolce canto che ti costringe a stare lì, perché vuoi sentirlo ancora, perché ti regala pace, perché ti porta in un altro mondo. Eppure è solo una cosa. Ma ai confini del tuo animo quella meraviglia che osservi già ti parla in una lingua senza suoni. Zitti, pensieri miei; fermo, corpo mio, perché se mi muovo, se penso a qualcosa l’incantesimo si rompe.

Rimani lì immobile come un bambino, con la boccuccia un così, un po’ aperta e un po’ no, a guardare e riguardare una cascata fatta di niente che ti sta riversando nell’animo acqua viva. Perché non può che essere viva, quell’acqua, visto quello che senti quando passa. Vorresti fermare il tempo e le sensazioni, e fissare quell’emozione perché rimanga – per sempre – viva.

Succede così, quando qualcosa è tanto più grande di te; sembra che ti possa portare via da un momento all’altro, prenderti dentro di sé e regalarti quello che cerchi. Perché non può che essere un regalo quello che ti sta arrivando. Vorresti tendere le mani al confine di quel posto immenso nel quale ti trovi, e scoprire chi c’è. Ma è troppo distante, non ci si arriva fin laggiù.

Non lasciarmi andare di colpo, meraviglia mia, perché non sia troppo brusco il ritorno sulla terra. Quando incontri chi ha fatto tutto questo, digli solo grazie, capirà. E per il prossimo che passa per di qui, regalagli anche la mia, di meraviglia. Non è mai troppa.

© Scampoli