Una piccola oasi

Faceva caldo quel giorno, in quel periodo che riservava aridità e sole impietoso, quando mi stavo avviando verso la piccola oasi. Un posto nascosto, riparato dalla calura, non so se del sole o della vita, che con quel po’ di acqua che riusciva a recuperare dalle profondità, riusciva a fare meraviglie. Nessuno saprà mai da dove viene l’acqua delle oasi. Semplicemente c’è, e sostiene la piccola vita che le gioca intorno, con un gioco silenzioso che non senti se non lo vuoi ascoltare.

Nemmeno mi stesse aspettando, quella macchia di colore riparata da un mondo che non conosce le tinte vivaci; sentivo i rumori di quei piccoli salti che fa l’acqua prima di adagiarsi sul suo specchio trasparente, dove altra acqua ha già fatto conoscenza con quel piccolo ambiente. Era silenzio in quel luogo. Il più piccolo rumore si annunciava subito; il più tenue canto di creatura colorava subito l’aria di suoni. Non esisteva la fretta in quell’oasi, né occorreva aprire porte o chiedere complicati permessi.

Niente della sua preziosa acqua, a volte così scarsa altrove, andava perduto. Ma bisognava lasciare fuori tutto ciò che non centrava. Solo le intenzioni e i pensieri buoni potevano entrare a giocare con l’acqua. Misi le mani in quello specchio limpido, dove si poteva vedere il fondo, e scoprire che quell’acqua era pura, perché anche lei aveva lasciato indietro le sue scorie. Ne bevvi un po’, senza fretta, perché non va bene avere fretta lì. Era fresca, anche sotto quel sole, che non poteva piegarne la natura semplice.

Un po’ di ombra al posto giusto, un vento delicato che toglie il sudore delle corse di ogni giorno; riempii la mia piccola borraccia, perché mi potesse dissetare nel tratto di strada che ancora mancava; c’era un po’ di tempo. Trovai un buon posto dove adagiarmi, che si potesse vedere il cielo, l’acqua, la terra e il verde della vegetazione che sembrava ringraziare, inchinandosi all’acqua, del dono ogni giorno ricevuto.

Non so dire quanto rimasi, ma quando mi incamminai verso casa, con il rumore della borraccia piena che sbatacchiava nello zaino, mi accorsi che era più leggero. Eppure mi sembrava di non aver dimenticato nulla. Forse quei pensieri che prima di entrare avevo lasciato fuori, sulla sabbia, pesavano più di quanto pensassi.

© Scampoli