Ti ricordi quella volta

Nessuno si sottrae a questa dolce trappola. Che come una buca accuratamente celata da frasche nasconde un tuffo profondo, nel passato, dopo che ti ci sei avvicinato dicendo “Ti ricordi quella volta che…”.

Mi è venuto da chiedermi (caso strano in questo loco, eh?) che ci piglia in quei momenti. Preso lo zainetto ho percorso quella strada, e ho trovato di tutto. Pensavo fosse nostalgia fine a se stessa, ricordo goliardico, sindrome da Peter Pan, residui giovanilisti di chi non si vuole scollare. Macché, tutto diverso.

Ho trovato solo il desiderio di ricordare a me e a te, mio caro interlocutore mentre dicevo queste cose, il desiderio di evidenziare ancora con la penna rossa quel che ci unisce, e la gioia nel vederlo ancora vivo, e respira.

Scoprire che ancora oggi quel cemento tiene, quella fune non si vuole rompere, quella vita da cui vengo c’è e tu ne sei il testimone con me. Capire chi sono da quel che è stato, fare la somma della storia e trovarmi ancora una volta nella riga del risultato. Più grande, ma composto da quegli addendi.

E sperare ancora di suscitare e rivivere insieme a te quelle emozioni che furono, in quel momento preciso, che di nascosto dentro ancora mi commuove se ci penso. Ed è nostalgia di bellezza.

(1984)

© Scampoli

Ti ricordi quella volta