Tempo di vacanze oppure no – 1

Anche quest’anno è tempo di vacanze, si mette in moto la grande macchina degli annunci e della cronaca, il nastro trasportatore delle notizie del tiggì ci riporta ogni volta analoghi avvenimenti e consigli. Forse il tempo atmosferico contribuisce a fare da notizia per poter aggiungere qualche minuto in più di servizi e riempire la mezzora istituzionale. Eppure malgrado i proclami meteocatastrofici, ricordo bene che da bambino le estati in città erano una sequenza di caldo temporali fresco afa zanzare ventilatore a manetta. E quando la partenza per il campeggio estivo ci toglieva dalla sacca del forno nella quale sopravvivevamo, le notizie da casa non cambiavano.

Ma qui si sa ormai che ciò che coltivo non è il fuori, ma il dentro. E allora indosso gli stivali delle sette leghe, e a passi lunghi percorro le emozioni e i ricordi, le considerazioni e i fatti di vita che ancora imprimono in me la loro presenza.

Vacanze in cittàQuesto tempo di vacanze è strano, mi lascia sempre una sensazione di sospensione, di intermezzo, di acqua da attraversare tra due sponde, di lago semivuoto da riempire. Coltivato nel desiderio prima del suo arrivo e da lungo programmato perché altrimenti non so più dove poter andare senza spendere una fortuna. Sempre che ci sia qualcosa da aspettare e da coltivare; non dimentico che non è così per tutti.

All’avvicinarsi del periodo, vedo notizie sul social di contatti o amici che già sono andati, e riportano festanti scenari che accendono in me il ricordo del fresco. Certo è bello partecipare alla gioia altrui, ma una punta di nonsoché a volte rimane, perché io sono qui, distante assai dai paesaggi, colori, odori, pietanze che accendono in me il desiderio. Se vita vuole che non si possa, una sensazione come di motore che gira a vuoto riempie il silenzio di una città che sembra abbia messo il tasto “pausa” al grande registratore della vita; magari non più come una volta che i negozi chiudevano tutti, ma con chi rimane si può solo condividere senza parole una piccola solitudine di chi è rimasto indietro, o di chi non ha nessuno che lo porti avanti con sè. Questo è il silenzio degli animi di cui non si parla.

Contemplando la sera da un caldo balcone la vita rimanente, mi rendo conto delle case rimaste aperte, delle finestre che invitano quel po’ di venticello a venirle a trovare per recare sollievo alle anime che le abitano. Il temporale che – bontà sua – è passato a trovarci accende la notte ogni e qualunque allarme, che sarà destinato a rimanere inascoltato nel mare dell’indifferente silenzio. Il sollievo di una fresca mattina mi fa poi ricordare che anche questo passa, e piano la vita riprenderà a circolare nelle vene delle nostre strade. Quasi con sollievo penso a questo momento, perché è segno che la mia città non mi ha abbandonato. Sta solo sopportando in silenzio i cantieri che come api operaie stanno facendo ogni genere di manutenzioni. Un po’ di trucco al volto, fino al prossimo anno.

Mi rendo conto anche stavolta che non è finita qui, e di altre vacanze devo ancora parlare; i miei stivali hanno voglia di fare ancora della strada. Mi fate compagnia?

© Scampoli

Tempo di vacanze oppure no