Solitudine

Una giornata che sarebbe rimasta per sempre, lo sapeva. Era un pomeriggio ordinario quando successe, anche se si era resa conto che qualcosa covava già da un po’ dentro il suo animo e dentro quello di suo marito. Il resto era una conseguenza.

Per la prima volta si sentiva sola, e sapeva che era il prezzo da pagare. Ma una promessa alla fine l’aveva consolata, e fatta sentire comunque di nuovo un po’ bambina al cospetto di tale padre.

Era tremenda la nostalgia del prima, quando unità di vita, d’intenti e di volontà dipingevano giornate perfette; e non era un modo di dire. Era quello il momento in cui ricorreva alla promessa, in cui la testa del serpente sarebbe stata inesorabilmente schiacciata.

Una discussione inutile le aveva messo in corpo un dubbio diabolico; un ragionamento finto, strisciante, figlio della menzogna che solo quel maledetto tentatore sapeva mettere in corpo, e che aveva chiuso loro per sempre del porte di quel luogo benedetto. Ma la vita continuava lo stesso, inquinata da una macchia indelebile che avrebbe per sempre accompagnato il corpo e lo spirito dell’uomo.

Non sapeva come chiamare quel che provava ora, forse rimorso, chissà. Ma quel che più la feriva nel profondo era stata la sua risposta a quella domanda, figlia dell’amore che Lui aveva per lei, e che tanto stupida ora le pareva: “Il serpente mi ha ingannata…”.

© Scampoli

Solitudine