Scende la sera

Gli ultimi giorni erano stati un caleidoscopio di sentimenti, emozioni, rivelazioni e fatiche da affrontare, e soluzioni da inventare all’ultimo momento. Ma alla fine ce l’aveva fatta, ed era riuscito a trovare un alloggio che riteneva almeno degno di un po’ di intimità. Non era così che avrebbe voluto che andasse a finire. Meno che mai pensava che i suoi fallimenti sarebbero stati ricordati fino al giorno del giudizio come segno della provvidenza di Dio.

Quel censimento capitato assolutamente fuori luogo, il viaggio difficoltoso già di suo accresciuto di preoccupazioni per la sua sposa incinta. Tutto per tornare nel luogo dei suoi antenati, nella terra di Davide. E poi quella notte così strana, l’improvvisa visita dei pastori che chissà chi li aveva chiamati; loro stessi a raccontare di visione di angeli. Ma cosa stava succedendo.

Ora, scemate le visite nella sera ormai inoltrata, contemplando la sua sposa e quel bimbo in fasce già osannato dalla semplicità fatta persona dei pastori nottambuli – ma svegli nella cura del gregge al momento buono – si chiedeva con stupore cosa il suo Dio gli stesse riservando per il futuro, ormai non più nelle mani di Giuseppe l’artigiano.

Non poteva sapere che un altro esilio l’attendeva, né che uno di quei giovani pastorelli, portando con sé il ricordo di quella notte per tutta la sua vita, si sarebbe trovato a Gerusalemme nei giorni di quella Pasqua salvifica, stendendo gioioso e fiducioso le palme davanti all’asinello del profeta Gesù. L’avrebbe allevato lui, sconosciuto pastore, quell’asinello. Quale onore.

© Scampoli

Scende la sera