Riflettere e rivedersi

Una sosta sulla banchina della vita tra una coincidenza e l’altra, pochi minuti il pensiero si ferma in attesa di essere strappato e a volte rapito dalla prossima necessità. Non esiste riscatto in certi casi, solo onorevole fuga.

Faccio caso che riflettere è la stessa parola usata dagli specchi con noi, e sorrido. Rimetto in pentola gli ingredienti antichi della mia storia, e vado a fuoco lento rimestando sempre nello stesso senso, altrimenti come maionese impazzisce.

Risento gli odori della storia di cui sono figlio, gli aromi degli avvenimenti alcuni belli altri meno, rimetto uno per uno gli ingredienti di quella ricetta che si chiama “me”, per capire ancora una volta quello che oggi ho nel piatto, e che rivedo allo specchio ogni giorno.

Con un po’ di timore assaggio a fine cottura gli stati d’animo, le emozioni, i ragionamenti di quella pietanza che è la mia genesi nel tempo, per capire se questi ingredienti hanno ancora un sapore troppo forte o si sono tramutati in insipienza. Per alcuni la desidero, per altri rimpiango i sapori delle origini.

Magari è impiattato male, sicuramente è pieno di difetti, certamente è il primo passo, perché il prossimo è guardarsi dentro e capire le scelte, ma di questo cibo quotidiano che è la mia storia ne vivo ogni giorno, e francamente non mi sembra così male. Mi assomiglia addirittura.

© Scampoli

Riflettere e rivedersi