La vera lavanda dei piedi

La partita a carte corrente era sempre l’ultima.. prima dell’ultimissima. Era un gioco che si chiamava “famiglia” che ci appassionava moltissimo. Erano davvero serate insieme attorno a un tavolo che vedevano bambini vocianti fare quel che meglio sapevano: giocare insieme. Così facevano mettere radici profonde a qualcosa destinato a rivivere, ad esempio qui e oggi.

Tavolo di legno antico, che vide nonni ancor giovani preparare colazioni a genitori ancora bambini. Ricordo l’odore, di terra leggera e quel fresco sottile delle stanze che non conosceranno mai termosifoni ma solo focolare, mentre immobili tele di ragno col padrone chissadove assistevano distratte alla vita sotto di loro. Forse il padrone ci aspettava già in stanza da letto.

Quei bambini che si erano impanati su ogni terreno possibile, trascuravano spesso l’uso delle scarpe; non so se sai cosa vuol dire, ma avvertire l’erba sotto i piedi è impagabile: una sensazione di fresco, un odore magari di erba appena tagliata, che i suoi gambi sottili li senti fare tanti spillini gentili sulla sensibile pianta dei piedi, ma è bellissimo e anche un pochetto umido.

Cosa non c’era su quei piedini la sera. La vera lavanda dei piedi andava giù duro, faceva incontrare talloni e pianta con la pietra pomice, e di sapone si andava pesanti. Ma dopo il pulito faceva rinascere ciò che già domani andava accuratamente riutilizzato su nuovi prati. Qualcuno sulla ghiaia, ma lì la pianta dei piedi era di categoria superiore.

Ogni tanto guardavi l’acqua del catino stanca dai molti lavaggi cui non potevi sottrarti, e scherzavi su quanto sporchi erano quei piedini. Sono gli stessi che usi oggi, chiedi loro cosa si ricordano di quei giorni.

© Scampoli

La vera lavanda dei piedi