La nebbia bagnata

Quell’odore bagnato che inumidisce l’anima e il corpo, come un cucciolo che ha giocato nella pioggia e ora te lo ritrovi sulla soglia di casa tutto scodinzolante che chiede di entrare.

Essenza lontana nel tempo, che affonda radici in ricordi di bimbo quando vie ben lontane dal possedere lampioni indossavano la nebbia come il cappotto d’inverno che fa freddo. E ti ricordi l’odore, che ha messo casa in te; ma devi chiudere bene la giacca, e calare il cappellino, perché se no il freddo trova la via per arrivare lì dove ora è caldo, ma non per molto.

Ti senti in uno stato d’animo che non capisci, perché certo vedi vicino, ma appena più in là no, e non sai bene cosa provi nemmeno tu; anche le luci a poco possono quando si sforzano di bucare la nebbia, e riescono soltanto a rivestirsi di lanugine luminosa.

Vorresti vedere lontano ma questa vita non te lo concede, e forse è bene che celi i suoi segreti che tutti insieme non potremmo sopportarli. Eppure ti sembra che in fondo a questo tratto, una sagoma nota ti attenda, quasi forma di un futuro che prende forma, oppure no, pazienza.

Un pensiero vola al tuo cielo dove il cuore ha il suo tesoro, e ti scopri a mormorare piano nel tuo intimo bagnato da quella strana nebbia: “la tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari”. E tu vedesti che era cosa buona.

© Scampoli

La nebbia bagnata