Mi accomodai in quel pezzo di prato, l’asciugamano dai colori improbabili a ricordarmi che gli omaggi raccolti con i punti della spesa non sempre valgono l’impresa, pronto alla più semplice delle avventure: fare due chiacchiere. Il posto meritava la sosta, persino a costo di mandare a monte (no, a valle) il resto della scarpinata. Ma del resto, non si poteva rinunciare a uno scenario simile. Le chiacchiere non sarebbero state due, ma milioni, limitate solo dalla disponibilità di tempo. E dalla clemenza dell’altro tempo, che può sempre riservare pioggia, ma non oggi.
Presi un sorso d’acqua dalla borraccia, riempita a quella fontana che conoscevo, che ha una temperatura forse prossima allo zero assoluto persino nella calura estiva. Ma si sa che la terra custodisce fresche e nuove tutte le cose, fino al momento di donartele, quasi per caso, senza fartelo pesare. La terra, come l’anima, fa crescere di tutto; sta a noi estirpare le erbacce. Poi il dialogo cominciò spontaneo, prese spunto dalla bellezza del paesaggio che circondava l’asciugamano dai colori improbabili, per continuare verso la sua strada, che mai si conosce all’inizio, e nemmeno durante. Solo alla fine si capisce per dove si è passati, e cosa si è detto.
Fu come quando si mette su un vecchio brano noto, proprio quello che ci ha accompagnati in gioventù, che come un corrimano sicuro ci accompagna per le traversate più impervie, presenta sulla scena i ricordi di una vita, descrive con minuzia le attese e le speranze più nascoste. Non è qualcosa che conosce un bilancio di dare e avere, di attivo o passivo; non conta chi racconta di più, perché capita che ascoltare valga più che parlare. Dipende da cosa hai bisogno.
Come tessere di un puzzle, che per comporre quel pezzo di cielo con il colore tutto uguale ci metti una vita, capita che parlare o ascoltare faccia trovare subito il pezzo giusto, e senza nemmeno controllare sai che va proprio in quel punto. Nemmeno importa di chi sia il puzzle che si sta componendo. Come in un componimento musicale, tempi allegri si succedono a ritmi lenti, melodie in maggiore a brani in minore, cambi di tonalità e ripetizioni fanno varia anche la cosa più banale. Mi suona l’anima, verrebbe da dire; del resto è cosa nota che se per fare un suono ci vuole una cassa di risonanza, quale spazio migliore possono trovare queste vibrazioni di un’aria fatta di spirito.
Arduo dire verso il termine (perché lo capisci quando il sipario si sta per chiudere) se questo dirsi a vicenda sia stato più capire se stessi o comprendere l’altro. In quel momento niente mi importava di meno. Tempo era trascorso, le ombre che visitavano via via posti diversi segnavano il suo avanzare, mentre le vite degli altri trascorrevano discrete, passando davanti all’asciugamano improbabile.
Aprii gli occhi, tornando ad un mondo che, regalandomi uno scorcio di meraviglia, rendeva dolce il ritorno ai colori della realtà. Curioso, non sono poi tanto diversi questa volta. Anzi si assomigliano. Rimisi a posto il telo, la borraccia, legai i lacci degli scarponcini che finalmente erano del modello giusto, e non mi massacravano più i piedi.
Quanto è vero il mondo dello spirito, che solo può dare senso alle cose e alla realtà. Quanto dialogo ci può stare; a volte è immaginazione, altre volte preghiera, altre ancora speranza o ricordo. Ma non meno vero della realtà può essere, e ben più della realtà nutrire e coltivare le nostre scelte, speranze, sogni, desideri. E non pensare che finisca in te, perché per quanto getti lontano un pensiero, per quanto tendi la mano dell’anima, non arriverai mai ai suoi confini, non saprai mai dove arriveranno i suoi effetti. Fino al giorno in cui capirai cosa c’è oltre, e ti stupirai dell’Amore che fin da ora ti vuole regalare.
Ma del resto, se sei stato attento, l’hai già notato nell’acqua, nel cielo, nel vento, negli alberi, nei colori, nelle creature, nell’armonia, nella bellezza, nella bontà, nella semplicità. Che belle chiacchiere che ho fatto oggi, e chissà fin dove sono arrivate.
© Scampoli