Dai tuoi gesti ti riconosco

All’inizio siamo tutti estranei a vicenda, e dai gesti che ciascuno fa non posso dire di riconoscere la persona che mi sta davanti. Mi suona come un film appena iniziato, dove sto leggendo i titoli di testa e forse qualcuno mi ha detto qualcosa della trama.

Insomma: sto guardando una cartina ma mi manca la legenda. Un po’ come quelle cartine mute che non sopportavo, il cui scopo era farti imparare dove stavano le città principali, i fiumi, e tutto il resto. Ma per chi come me deve fare i conti con una scarsa memoria di quel tipo, non c’è mai stata speranza.

Quando si conosce una persona non è per niente detto che ciò che noi crediamo di capire da quel che vediamo e sentiamo abbia davvero il significato che in prima battuta gli abbiamo attribuito. Eppure è sentire comune che la prima impressione è quella che conta. Mi sono chiesto dove stia il giusto mezzo; non mi sento di squalificare qualcuno solo perché quel giorno non mi andava a genio. Né di attribuire cieca fiducia a priori.

Più di una volta ho scoperto che diversi aspetti delle persone che conoscevo erano solo una maschera che ormai era abitudine indossare, erano cioè un “habitus”, una consuetudine che faceva parte con naturalezza della vita, ma ne rappresentava solo una parte, quella pubblica. Interessante vedere da dove viene il concetto di persona, strettamente correlato a quello di maschera, che ho trovato qui su Wikipedia.

Il tempo solamente ha dipanato queste matasse. Su quello scaffale del cuore dove ripongo le cose che contano (ne ho parlato qui in “Sosta imprevista”), pian piano dettagli si aggiungono, e la storia di quella persona dispiega e chiarisce ciò che oggi essa è diventata. Solo allora capisci il perché delle opinioni, convinzioni, commenti e battute ricorrenti che ormai cominci a conoscere. Ma di altro si popola quello scaffale interiore; di una serie di dettagli che fanno parte del modo di porsi.

Senza rendertene conto, ti accorgi un giorno che quel piccolo “tic” le appartiene, che quel gesto prende vita  solo in determinate occasioni, che quella postura non è forzata, è proprio la sua, che quelle mossette involontarie danno colore a un dipinto in bianconero che è successivamente diventato bassorilievo e infine scultura a tutto tondo, che le espressioni del viso sono proprio le sue originali.

Tutto questo contribuisce a creare l’originalità di ciascuno di noi, come la firma in calce a un’opera d’arte, che ora non è più cartina muta, ma storia vivente. Adesso sì che ti riconosco.

© Scampoli

Dai tuoi gesti ti riconosco