Con il fiato sospeso

Era un pomeriggio caldo di una lunga giornata, in un giorno che si era fatto largo a spallate tra le mille cose della vita, come quando tra la folla si cerca di avanzare verso la meta, ed occorre inventarsi lo spazio per passare perché per tutta quella gente sei semplicemente uno in più nella mischia.

Ecco, sono riuscito. Che bella sensazione un po’ di spazio attorno a me; sento i miei pensieri che come i suoni si perdono in lontananza, non più affollati sul palcoscenico della mia anima a contendersi la mia attenzione, uno più faticoso dell’altro. Così piano piano rimane solo l’essenziale, come quando dalla scena uno alla volta i personaggi se ne vanno dietro le quinte, per sparire chissà dove.

Con il fiato sospeso ascolto il silenzio che si è creato, e che si fa largo come il vento fresco tra i rami degli alberi di una giornata calda. Non è ancora arrivato, il silenzio, ma già si annuncia così, con il sussurro tra le foglie; tra poco lo sentirò sulla mia pelle, ad asciugare il sudore di troppo correre dietro ad ogni voce che vuole mettersi in cima alla classifica delle mie preoccupazioni.

Quel confine sottile che in certi momenti magici esiste tra il mondo di fuori e il mondo di dentro, a volte si fa grigio, tenue, fragile. Sono i momenti in cui i due mondi si parlano, e ciascuno spiega se stesso all’altro. È quell’istante in cui il respiro dell’anima si arresta, lei pure rimane col fiato sospeso, anche se non ha bisogno di respirare, perché vuole unirsi a questo momento, e come in uno specchio vedersi, riconoscersi, ritrovarsi, capirsi.

Ora se ne sono andati tutti. È rimasto l’essenziale; un mondo fatto di cielo, orizzonti lontani, silenzio, aria, acqua, ferro, legno; immobile e fuori dal tempo, non soggetto alle regole di questo mondo, come se potesse succedere qualunque cosa. Mi sento quasi osservato dall’Essenziale, che mi interroga e mi chiede cosa davvero voglio, dove desidero arrivare, cosa mi aspetto dalla vita. Sembra tutto in attesa di una mia risposta, come chi con simpatia dopo aver fatto la domanda ti guarda con occhi buoni, il capo un po’ così, un leggero sorriso, e nessuna fretta.

Mi ritrovo non so come alla fine del molo, seduto sul bordo, il capo appoggiato al palo, mentre riempio con la fantasia il piccolo mondo davanti a me, come facevo da bimbo con i soldatini che mi spiegavano le loro piccole storie. Un vento leggero increspa il lago, sento il rumore di una barca lontana, ma non so a quale mondo appartiene, se a quello di fuori o di dentro. La lascio arrivare, mentre con delicatezza mi riporta alla mia vita.

Il tempo riprende a scorrere, prendendomi per mano mentre ascolta il mio racconto e la risposta che senza accorgermi ho dato a quegli occhi buoni, che senza fretta si allontanano da me con un saluto. Doveva essere una risposta importante. Il rumore dei passi sulla ghiaia, l’acqua si increspa sul lago, mentre il vento riprende a spolverare gli alberi.

Guardo un’ultima volta il piccolo molo, ancora carico della sua magia, mentre improvvisamente mi rendo conto che avevo ancora il fiato sospeso. Sospeso in un altro mondo.

© Scampoli